Il Padre Vincenzo Basile, missionario gesuita della Compagnia di Gesù (fratello del medico-chirurgo garibaldino Dott. Giuseppe Basile, del Padre redentorista Salvatore, del Canonico Monsignor Onofrio e del Farmacista Luigi) nacque a Siculiana nell’allora provincia di Girgenti (oggi Agrigento) il 29 dicembre 1811. Entrò nel noviziato della Compagnia di Gesù, presso la Casa Professa di Palermo, il 14 luglio 1827. Dopo lunghi anni di appassionati studi di filosofia e teologia, non disgiunti da un’approfondita conoscenza della lingua latina, venne ordinato sacerdote il 31 luglio 1843.
Breve storia della provincia veneta da una pubblicazione rintracciata nel 1960 presso la biblioteca dei Padri Benedettini di Praglia (Padova)
“Nel 1845 entrarono in quell’ardua e faticosa missione ( di Trebinje nell’Herzegovina) i PP. Vincenzo Basile e Antonio Ayala della provincia sicula, uomini ornati di doti egregie e veramente apostoliche quali appunto si richiedevano per quei luoghi e quell’ufficio.
Omissis
Viaggiando con altri padri alla volta dell’Albania, fermatosi a Ragusa fu invitato dal Vescovo a predicarvi una missione. Il Vescovo ne fu così soddisfatto che determinò di chiamare nella sua città la Compagnia di Gesù. Due anni appresso il P. Basile, tornato dalla fallita missione Albanese, entrò per la seconda volta in Ragusa e il nuovo Vescovo, che già lo conosceva, appena lo vide lo abbracciò come fratello e gli fece calde preghiere che non volesse abbandonare Ragusa. Il P. Basile mosso da queste istanze e da quelle dei cittadini prese stanza nel convento dei Francescani.
I cittadini rimasero edificatissimi dell’instancabile opera del P. Basile.
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Qui il breve elogio che ne fa in una sua lettera il P. Giuseppe Lombardini ultimo testimonio del P. Basile: “Sua qualità tutta propria e ben invidiabile era quella di istituire e promuovere sempre qualche cosa di bene ovunque andava. Sua prediletta occupazione pregare il culto ai Cuori Santissimi di Gesù e Maria e quello del Gran Patriarca San Giuseppe.
Nel dare le meditazioni al popolo aveva un dono tutto suo di rappresentare le cose con vivezza e con gesto assai espressivo e non esagerato. Nella conoscenza della lingua illirica era sì bene addentro da sapersene valere senza tema di errare. Colle autorità o ecclesiastiche o civili o militari, colle quali ebbe a trattare più volte, aveva un modo di fare attraente in guisa che se ne legava benissimo e stabilmente gli animi e riusciva quasi sempre ad ottenere quanto bramava. Pari allo zelo per le anime era in lui l’amore alla vocazione e lo spirito di carità fraterna”.
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Nel 1855 fu nominato dalla Congregazione di Propaganda Fide visitatore apostolico della Diocesi di Trebinje e Marcano.
Buon conoscitore delle lingue, tradusse in sloveno i “Pensaci Bene” del P. Banndrad (Roma 1844) e, sempre in sloveno, le meditazioni con preghiere del P. Kanizliè (Roma 1865). L’anno 1859 era rientrato nella sua provincia di Sicilia, ma tornò a lavorare fra gli Slavi d’Austria e di Dalmazia dal 1862 al 1872″.
Si delineano di seguito i tratti della sua personalità come sacerdote, missionario, erudito e valente predicatore quaresimale, riportando integralmente alcuni brani tratti da pubblicazioni e documenti:
Missionari Siciliani nella storia della Compagnia di Gesù” di Antonino Lo Nardo
“Vincenzo Basile nacque a Siculiana (AG) il 29 dicembre 1811 e, dopo aspre e continuate lotte con il padre che lo voleva medico, realizzò il suo sogno di appartenere alla Compagnia di Gesù, entrando nel Noviziato di Palermo il 14 luglio 1827.
Ricevette tutta la sua formazione da gesuita in Sicilia: Marsala, Alcamo e Palermo furono le città che godettero dei benefici del suo primo zelo.
Nel 1841 fu inviato dal P. Generale Roothaan, come superiore ed assieme ad altri due gesuiti (P. Salvatore Bartoli e P. Giuseppe Quagliata), a Scutari per dar vita ad una missione in Albania. Espulso dal governatore ottomano nel 1843, si trasferì a Ragusa/Dubrovnik (Croazia), dove si fermò su richiesta del Vescovo Tomo Jederlinic imparando lo slavo e dedicandosi ai ministeri.
Su incarico dello stesso Vescovo, che guidava la diocesi di Trebinje (Herzegovina), si recò a Roma per ottenere dal P. Generale tre Padri per dare inizio ad una missione in quella diocesi; ritornò – però – con uno che valeva per molti: P. Antonio Ayala.
Dal 1845 al 1852 fu parroco a Gradac e superiore della missione di Trebinje visitando tre volte l’anno, in circostanze difficili, il territorio della sua vasta parrocchia che comprendeva 28 villaggi.
Nominato visitatore apostolico della stessa diocesi nel 1855, si impegnò a rinnovare la chiesa locale ed amministrò circa 3.000 cresime.
Per rendere più profonda e proficua la sua azione, pubblicò catechismi e libri di devozione in lingua slava e diffuse la devozione al S. Cuore di Gesù.
Dopo un breve soggiorno in Sicilia (1859-1861), ritornò a Pozego (dove era stato per un breve periodo nel 1859, quando la città era ancora sotto l’amministrazione austriaca), come padre spirituale, consultore e direttore di varie congregazioni.
Nel 1872, Mons. Domenico Turano, appena consacrato Vescovo di Agrigento, chiese al P. Generale della Compagnia di Gesù di avere P. Basile per rivitalizzare la vita cristiana della sua diocesi.
Per quasi dieci anni predicò Esercizi Spirituali e diede Missioni, non solo ad Agrigento, ma anche nella diocesi di Siracusa e di Palermo. Nel 1880 poté andare in pellegrinaggio in Terrasanta ed anche lì predicò gli Esercizi al Seminario di Gerusalemme.
Mentre era a Palermo impegnato, come al solito, in un corso di Esercizi, fu colto da malore e morì il 3 marzo 1882″.
Vincenzo Basile estratto da “Sicilia Cattolica” del 6-7 marzo 1882
“Col più grande dolore si è intesa nella nostra città la morte del carissimo e santo missionario, il P. Vincenzo Basile, tanto caro a quanti lo conobbero, tanto benemerito della Chiesa e decoro dell’Ordine a cui apparteneva, e che fu un vero apostolo nel corso della sua vita. Chi lo conobbe e non l’amò? Entrato nella Compagnia di Gesù, appena finiti gli studi, chiese ed ottenne di andare alle Missioni straniere; quindi andò nella Dalmazia e nell’Albania, e per ben 30 anni da Missionario Apostolico percorse molti paesi di quelle contrade e i paesi vicini.
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Era venerato ed amato come un santo e per le sue singolari virtù si attirò il cuore di tutti. Chi potrebbe dire le fatiche sostenute, le anime convertite, le chiese da lui visitate, le opere iniziate, il bene immenso che vi operò! Egli ne ricevette singolari lodi dalla Santa Sede e Pio IX l’accolse reduce della sua missione con un affetto straordinario, congratulandosi con lui del bene fatto e degli abbondanti frutti raccolti. Quindi lo trattò con singolare benevolenza e familiarmente si trattenne con lui.
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Quanti lo conobbero dicevano: la predicazione del P. Basile non è comune, ma è come quella di un santo.
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Mentre era pieno ancora di vigore e di vita, la sua morte è una gran perdita. E’ un apostolo che manca alla Sicilia, uno di quegli uomini rari, che appena colla sua veneranda canizie, coll’ aspetto di un angelo si presentava al popolo, avido di ascoltare la sua parola”.
Il Padre Vincenzo Basile si spense nella Pia Casa del Boccone del Povero a S. Marco in Palermo, la mattina del 3 marzo 1882 e il suo corpo riposa nella tomba di famiglia, nel cimitero Santo Spirito di Sant’Orsola. L’epigrafe sepolcrale esalta la figura dell’illustre personaggio, missionario apostolico.
L’elogio funebre del P. Basile, pronunciato il 10 marzo 1882 nella Chiesa Madre di Siculiana dal Rettore Don Giovanni Moscato, conservato tra le carte di famiglia e custodito nella biblioteca dei Padri Gesuiti della Casa Professa di Palermo, ha il privilegio di fare un modello del Suo ricordo per mantenerlo vivo nella fede e nella speranza.
Il Padre Vincenzo Basile scrisse numerose opere a carattere religioso in lingua illirico-dalmata, in correlazione alla sua missione apostolica in terra slava. Se ne citano alcune:
Rasmiscgkjajte ovo dobro (Roma, 1844); Ruga e Parrisit Calzmen Kersctenvet Arbniis (Roma, Propaganda Fide, 1845); Milost Oberava (Dubrovnik, 1853); Molitvenik za katolicka poslanstva po Slovinskih drzavah na Jugu (Verona, 1861); Kratka promisljanja i molitve (Roma, 1865).